Torta di Re Manfredi da fava frescha

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La cultura gastronomica medievale nasce dall’incontro di tradizioni diverse ed è proprio in Sicilia, ai tempi di Federico II, nell’ambito di una delle corti più splendenti e sfarzose che l’Europa del tempo abbia conosciuto, che si attua una sintesi coerente tra queste: da una parte la frugalità latina unita alla rozzezza germanica; dall’altra i colori e l’esotismo della cucina araba e orientale uniti alle tradizioni normanne. Qui, dove la cucina diventa scienza, i cuochi cominciano a sperimentare attingendo alle diverse culture e dando luogo a tutta una serie di pietanze che ancora oggi possiamo ritrovare sulle nostre tavole: dal biancomangiare di origine araba alla “torta parmesana” proveniente dall’Egitto e di origini, addirittura, babilonesi. In quest’ambito le fonti ci tramandano, inoltre, diverse ricette i cui nomi riflettono coloro che le avrebbero ideate, ad esempio le “fritelle da Imperadore”, attribuite allo stesso Federico II e la “torta di re Manfredi da fava frescha” attribuita A Manfredi, figlio di Federico II. Su quest’ultima ho posto la mia attenzione. Nel Medioevo le torte erano delle preparazioni in crosta, sia dolci che salate. Nella realizzazione di questo piatto ho cercato di rimanere quanto più possibile fedele, sia negli ingredienti utilizzati che nel procedimento, alla ricetta originale che recita così:

TORTA DI RE MANFREDI DA FAVA FRESCHA
“TOY (TOGLI, PRENDI) LA FAVA E MONDALA, POY (POI, DOPO) LA COXE (CUOCILA) IN BONO LACTE, POY LA COLLA (COLALA), POI TOY PANZA DE PORCHO COCTA E BATTILA CON CORTELLO, E POI MITI LA FAVA E LA CARNE INSIEME, TOY LE SPECIE DOLZE E FORTE E ZAFARANO E METI IN CATINO E MITILI DE BON FORMAZO FRESCO E FA EL PASTUME, E POY FAY LA TORTA E MITIGE QUELLA LESSATURA ENTRO EL PASTUME, E POY MITI PER MEZO E DI SOPRA FETTE DE FORMAZO DOLCE E GRASSO”.

 

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